L’arte raccontata attraverso Instagram: primo “takeover” in Italia per la mostra di Marina Abramović (Palazzo Strozzi – Firenze)
Posted On December 11, 2018
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Padova - Un takeover digitale del canale Instagram della principale testata italiana dedicata ad arte e cultura contemporanea, Artribune, per raccontare, in un modo mai fatto prima in Italia, la mostra 'The Cleaner' di Marina Abramović, fra i più importanti eventi di settore a livello internazionale del 2018. È questa la sfida che ha portato Young Digitals, agenzia di comunicazione con sede a Padova specializzata nel Made In Italy, a collaborare con la rivista per rielaborare, tramite quello che è oggi il social network di punta, gli stimoli del messaggio di Abramović, raccontando la mostra e la carriera dell'artista in un formato diverso e interattivo.
Se, da un punto di vista tecnico, per gli utenti è stato possibile vedere nelle 'Stories' di Artribune una serie di contenuti creati appositamente dal team di Young Digitals, il lato più interessante è la nuova forma di interazione che questo genere di narrazione ha permesso: i 'follower' della rivista su Instagram, infatti, hanno avuto la possibilità di comunicare le proprie sensazioni e anche di rispondere a delle domande relative al loro rapporto con l'arte. Come infatti recitava il messaggio di una di queste 'storie', "il protagonista è il pubblico" e non più l'artista, e per chi è arrivato fino in fondo a questa narrazione c'è stata anche la possibilità di ricevere, tramite un messaggio sul social, un contenuto personalizzato tratto dall'esibizione.
I contenuti pubblicati presentano alcune tra le 100 opere che ripercorrono la carriera della Abramović dagli anni ’60 ad oggi da un punto di vista insolito: foto, video, dipinti, oggetti, installazioni live performance che compongono il variegato immaginario di “The Cleaner” trovano un corrispettivo nella vita reale e digitale, sulla strada tracciata dall’artista. Con le 13 'stories', ancora disponibili sul profilo Instagram di Artribune fra i contenuti in evidenza, è stato possibile raggiungere una percentuale di interazione decisamente più alta della media, con un rapporto di oltre 1 a 10 fra i feedback ricevuti e il numero di visualizzazioni.
Se l'arte di Abramović ha al centro anche il concetto di rendere eterne performance che di loro natura sarebbero effimere, le stories create da Young Digitals riprendono proprio questo punto, con un ragionamento sulla riproducibilità e transitorietà del contenuto sui social. “Con questo progetto ci siamo messi in discussione - commenta Paolo Orsacchini, Direttore Creativo di YD - mettendo in campo tutta l’agenzia come un unico grande team in cui i ruoli si sono mescolati, lasciando ciascuno libero di apportare contenuto creativo e artistico: i contenuti sono stati generati attraverso un flusso di coscienza che è riuscito a superare i confini tradizionali del lavoro di agenzia, con un esperimento di hackeraggio del nostro stesso know-how”.
A collaborare con Young Digitals, oltre ad Artribune, anche Palazzo Strozzi (Firenze), che ha ospitato la mostra di Abramović. Ma non è la prima volta che Young Digitals si relaziona con il mondo dell'arte: l’anno scorso l’agenzia ha infatti lanciato il brand-progetto SHIFT, che mira a far dialogare i mondi dell’arte, della comunicazione e dell’impresa dimostrando attraverso una serie di eventi in che modo questi mondi possano comunicare con un linguaggio comune e complementare.
“Valorizzare il legame intrinseco fra arte, impresa e comunicazione cercando sempre nuovi strumenti e modalità per farlo. Partire dalla vocazione creativa di ciascuno di noi come lente unica attraverso cui osservare la realtà, coinvolgendo tutto il team in un’iniziativa sfidante e innovativa in un campo non facile da comunicare come questo: è ciò che abbiamo fatto con questa collaborazione fra Young Digitals, Artribune e Palazzo Strozzi per la mostra “The Cleaner”, ed è questa una sinergia culturale di cui noi, che per attitudine siamo davvero vicini al mondo dell’arte, siamo molto soddisfatti.” conclude Michele Polico, Ceo di YD.
Se, da un punto di vista tecnico, per gli utenti è stato possibile vedere nelle 'Stories' di Artribune una serie di contenuti creati appositamente dal team di Young Digitals, il lato più interessante è la nuova forma di interazione che questo genere di narrazione ha permesso: i 'follower' della rivista su Instagram, infatti, hanno avuto la possibilità di comunicare le proprie sensazioni e anche di rispondere a delle domande relative al loro rapporto con l'arte. Come infatti recitava il messaggio di una di queste 'storie', "il protagonista è il pubblico" e non più l'artista, e per chi è arrivato fino in fondo a questa narrazione c'è stata anche la possibilità di ricevere, tramite un messaggio sul social, un contenuto personalizzato tratto dall'esibizione.
I contenuti pubblicati presentano alcune tra le 100 opere che ripercorrono la carriera della Abramović dagli anni ’60 ad oggi da un punto di vista insolito: foto, video, dipinti, oggetti, installazioni live performance che compongono il variegato immaginario di “The Cleaner” trovano un corrispettivo nella vita reale e digitale, sulla strada tracciata dall’artista. Con le 13 'stories', ancora disponibili sul profilo Instagram di Artribune fra i contenuti in evidenza, è stato possibile raggiungere una percentuale di interazione decisamente più alta della media, con un rapporto di oltre 1 a 10 fra i feedback ricevuti e il numero di visualizzazioni.
Se l'arte di Abramović ha al centro anche il concetto di rendere eterne performance che di loro natura sarebbero effimere, le stories create da Young Digitals riprendono proprio questo punto, con un ragionamento sulla riproducibilità e transitorietà del contenuto sui social. “Con questo progetto ci siamo messi in discussione - commenta Paolo Orsacchini, Direttore Creativo di YD - mettendo in campo tutta l’agenzia come un unico grande team in cui i ruoli si sono mescolati, lasciando ciascuno libero di apportare contenuto creativo e artistico: i contenuti sono stati generati attraverso un flusso di coscienza che è riuscito a superare i confini tradizionali del lavoro di agenzia, con un esperimento di hackeraggio del nostro stesso know-how”.
A collaborare con Young Digitals, oltre ad Artribune, anche Palazzo Strozzi (Firenze), che ha ospitato la mostra di Abramović. Ma non è la prima volta che Young Digitals si relaziona con il mondo dell'arte: l’anno scorso l’agenzia ha infatti lanciato il brand-progetto SHIFT, che mira a far dialogare i mondi dell’arte, della comunicazione e dell’impresa dimostrando attraverso una serie di eventi in che modo questi mondi possano comunicare con un linguaggio comune e complementare.
“Valorizzare il legame intrinseco fra arte, impresa e comunicazione cercando sempre nuovi strumenti e modalità per farlo. Partire dalla vocazione creativa di ciascuno di noi come lente unica attraverso cui osservare la realtà, coinvolgendo tutto il team in un’iniziativa sfidante e innovativa in un campo non facile da comunicare come questo: è ciò che abbiamo fatto con questa collaborazione fra Young Digitals, Artribune e Palazzo Strozzi per la mostra “The Cleaner”, ed è questa una sinergia culturale di cui noi, che per attitudine siamo davvero vicini al mondo dell’arte, siamo molto soddisfatti.” conclude Michele Polico, Ceo di YD.